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“Sindrome della Capanna”: perché uscire ci spaventa ancora

3 Giugno, l’Italia riapre, niente più confini regionali, assaporiamo i primi passi di una libertà nazionale per molti attesa da tempo.

In tanti hanno ripreso le vecchie abitudini, il caffè al bar, l’uscita dopo cena, gli aperitivi del week-end, le cene al ristorante, la palestra, le giornate la mare. Per molti italiani tutto sembra essere stato ripristinato con l’arrivo della Fase 2.

Photo Credit: Diego San 

Tuttavia per molte persone come me, tutto è rimasto più o meno identico alla fase lockdown. Tutte le precauzioni e le accortezze da avere hanno deturpato il mio modo di vivere in naturalezza, trasformandomi in una paranoica che piuttosto di avere mille occhi e mille ansie in corpo preferisce ancora uscire il meno possibile ed incontrar il minor numero di persone possibile.

Cosa ho perso..

Sento enorme nostalgia della mia vita pre-covid, mi manca la me stessa di prima, quella che in un volo di 22 ore in solitaria per l’Australia, era in grado di addormentarsi nella spalla di uno sconosciuto in aeroporto, tanto il mondo appariva un posto meraviglioso e pieno di belle persone. Mi manca la mia disinvoltura nel muovermi al di fuori di un contesto familiare, persino la mia incoscienza ed il mio scarso senso del pericolo che mi hanno portato in Marocco per il mio compleanno (anche qui in solitaria), creano una grigia malinconia nel mio cuore.

Photo Credit: United Nations

Una brutta versione della nuova me ….

Quella che mi trovo difronte è una nuova me stessa, una persona che non riconosco, che prova ansia ad andare a fare la spesa, a vedere gruppi di persone troppo numerose o troppo vicine. La mia casa ? Appare come l’unico giaciglio sicuro, il mio universo parallelo dove turbe e brutti pensieri scompaiono. Amo la mia casa tuttavia una volta amavo tremendamente anche il mondo al di fuori di quella porta. Il fuori arricchiva il dentro e viceversa.

Da persona pratica quale ritengo d’essere, mi sono da subito messa alla ricerca di informazioni o dati riguardo a questo tipo di disturbo comportamentale ( nel qual caso lo fosse) e sono rimasta esterrefatta nello scoprire quanto riportato.

Che cos’è la “Sindrome della Capanna”?

Questo tipo di atteggiamento infatti porta il nome della “Sindrome della Capanna” o “Sindrome del Prigioniero” e non solo tale disturbo possiede un nome, ma ho scoperto che ci sono numerose persone che ne soffrono, in particolare dopo questa lunga quarantena. Tale sindrome era già nota nei primi del 900, e riguardava soggetti come: cercatori d’oro, guardiani dei fari, tutti individui costretti a vivere isolati per molti mesi. Sembrerebbe che attraverso un esposizione perdurata all’ isolamento, si sviluppi un senso di ansia e pericolo nel ritornare ad affrontare il mondo esterno.

Photo Credit: Alexandra Gorn

Maggiore sarà l’esposizione domestica, maggiore sarà lo sviluppo di questo disturbo comportamentale. In tal modo sarà difficile riprendere ad uscire, al contrario sarà molto più semplice farla diventare un abitudine o uno stile di vita irreversibile.

La sindrome della capanna è la conseguenza dell’ansia per il cambiamento, il desiderio di mantenere il controllo in una situazione non controllabile nella sua totalità. Il risultato dell’adattamento al senso di sicurezza della propria casa è la progressiva rinuncia alle relazioni del mondo esterno, alle novità e all’esplorazione, con una graduale perdita dell’energia fisica e mentale .

In genere il desidero di esplorare il mondo esterno e il desiderio che ci spinge a incontrare gli altri, ci porta nel giro di 2-3 settimane a scardinare questa sindrome e a riconciliarsi con un mondo esterno, ancora percepito come potenzialmente pericoloso, ma parzialmente gestibile. Ad ogni modo è bene non sottovalutare questi segnali di disagio e nei casi più gravi contattare un terapista.

Cosa farò io?

Come sempre, cercherò un cambiamento graduale, partendo da piccole cose, come una camminata all’aperto, una colazione al bar (magari in un luogo all’aperto), una piccola gita fuori porta, qualche cena con pochi amici intimi (magari da me per il momento). Cercherò la misura anche in questo, ma è certo che io debba sforzarmi un pò di più. Ma di una cosa sono certa, tornerò a collezionare tramonti, pisolini sulle spalle di sconosciuti, paesaggi stranieri, volti nuovi, ricordi indelebili. Concedetemi del tempo, tonerò.

Photo Credit imagine di copertina :Tonik

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Anastasia Galvani

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11 commenti

  • Uscire anonimamente, per andare a far la spesa o altro non spaventa, si è fatto anche durante il lockdown, con le dovute precauzioni… Il disagio , è mi dicono che lo provano in tanti, è incontrare gli amici, persone che conosci da una vita, con cui hai diviso tanto, ma da cui hai dovuto separarti. E adesso non li abbracci, tieni le distanze , hai una sensazione inconscia , che non riveli neanche a te stessa, che l’amico ti può infettare e tu lui .. Sgradevole ..

  • A me non spaventa affatto . Semplicemente mi da fastidio la gente, cosa che succedeva anche prima

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