fbpx

Tara Westover: una vita passata a subire violenze dalla famiglia mormona

Cosa significa far parte di una famiglia? Quali sono gli obblighi che ne derivano? Quanto siete disposti a rinunciare a voi stessi per esserne parte? Chiunque si fosse posto tali interrogativi, dev’essersi sentito davvero solo nel rispondere a quesiti amletici di tale portata.

“C’è un senso di indipendenza che accompagna la vita in montagna, una sensazione di intimità e isolamento, quasi di dominio. In quei vasti spazi puoi navigare da solo per ore, galleggiando su pini, cespugli e rocce. È una quiete che è frutto dell’immensità, che ti calma in virtù della sua stessa vastità e rende irrilevanti le questioni umane. Gene si era formato in questa ipnosi alpina, in questo tacere di ogni dramma umano.”

L’educazione (Feltrinelli) (tradotta già in 25 lingue), è il romanzo di formazione, Tara Westover , classe 1986. Attraverso questo libro tenta di ripercorrere tutte le consuetudini e le dissuetudini della sua vita familiare, fatta di privazioni come il non andare a scuola, il non essere registrata all’anagrafe e quindi essere privata di una data di nascita e di molteplici violenze domestiche, siano essere di natura fisica che psicologica.

Fonte: Good Reads

Ma qui non si tratta del classico padre Orco, qui è il contorto sistema di omertà che lo stesso padre aveva creato all’interno della famiglia senza rendersene conto. Il signor Westover infatti è un uomo affetto da bipolarità che ha fatto della sua fede mormona una parentesi per costruirsi una realtà a parte dallo stesso movimento religioso. La sua malattia mentale lo portò a far praticare lavori pericolosissimi ai figli già in tenera età, a privare tutta la famiglia della sanità poiché “Lo Stato rappresenta il Diavolo”. Le uniche cure disponibili in casa erano quelle della madre erborista, attraverso “diagnosi energetiche”. La violenza verbale e fisica si estendeva però anche suo fratello, il vero aguzzino della stessa scrittrice, che è stata da lui minacciata di morte dopo aver rivelato ai genitori (che già sapevano) della violenze subite. Nonostante ciò i suoi genitori continuarono a far finta di nulla, dando della bugiarda alla stessa Tara, omettendo la verità attraverso silenzi che la logoreranno fino all’età adulta.

Fonte: FoxyLand

In questo quadretto familiare idilliaco la piccola Tara passava le sue giornate a lavorare nella discarica del padre e ad inscatolare pesche, nell’attesa che arrivassero «I Giorni dell’Abominio». Giorni che comunque non avrebbero colto impreparata la famiglia Westover; infatti, nel terreno della loro fattoria dell’Idaho c’erano sepolte taniche di benzina, dobloni d’oro, armi e scorte alimentari per sopravvivere all’apocalisse che sarebbe arrivata.

Tuttavia ad un certo punto Tara che non aveva mai messo piede in una scuola, all’età di 17 anni sente la necessità di aprirsi al mondo della cultura, forse come salvezza o come mezzo di evasione da quella orribile realtà. E per atto ribellione, nonostante il padre faccia di tutto per renderla esausta chiamandola continuamente a lavorare in discarica, lei si imbarca in uno studio matto e disperato che le farà superare gli esami da privatista in un college locale e vincere poi un dottorato a Cambridge

E sarà proprio in quel di Cambridge, nella sacralità di quel tempio dicato alla cultura che inizierà a scrivere il suo mémoir sulla sua vita in discarica, di come abbia avviato nel silenzio ed in solitudine, una vera e propria metamorfosi personale che deciderà poi di chiamare «educazione».

Ed è proprio all’istruzione a cui Tara deve tanto, a questo mondo fatto di tasselli ed interrogativi che danno accesso alla formulazione di idee diverse. Solo grazie allo studio Tara diventa consapevole delle abilità che detiene, avviando così il lungo percorso verso una più ampia stima nei confronti di sé stessa.

Fonte: BBC

Personalmente mi commuove come ancora il processo di apprendimento e l’istruzione possano avere così tanto potere nella vita delle persone, come possano mutare idee e stili di vita dannosi per creare individui sicuramente più saggi ed illuminati. L’istruzione dovrebbe essere un diritto di tutti, sempre e comunque, questa storia mi ha fatto notare come ancora nel ventesimo secolo si debba invece lottare per averne una o addirittura scegliere tra la propria cultura e la propria famiglia.

“Non avere certezze, ma non arrendersi a quanti dicono di averne, era un privilegio che non mi ero mai concessa. La mia vita era una narrazione in mano ad altri. Le loro voci erano decise, enfatiche, categoriche. Non avevo mai pensato che la mia voce potesse essere forte quanto le loro.”

Always Share The Beauty

Anastasia Galvani



You may also like

8 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *