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“Quando il respiro si fa aria”: un medico, la sua malattia e il vero significato della vita

Al termine della lettura del libro  “Quando il respiro si fa aria” di Paul Kalanithi , ero certa di voler scrivere un articolo a riguardo, tuttavia mi trovo seduta in cucina davanti al PC, nel maldestro tentativo di riorganizzare ed assemblare pensieri sconclusionati. 

Sono incappata in questo libro grazie al sito  Goop , che in una IG stories ne promuoveva la lettura. Da subito la mia attenzione è stata catturata dal leitmotif che ricorre anche nella copertina del libro, ossia: “Qual è il vero significato della vita?” . Ed in particolar modo, dal soggetto che poneva questa domanda cosmica: un medico. Mossa da un insormontabile curiosità , ero bramosa di scoprire quale fosse la risposta di Paul il medico al suo platonico quesito.

Fonte: Flickr

Prima di addentrarci nel libro, è giusto sapere chi fosse Paul ( “fosse” perché purtroppo è deceduto) . Paul Kalanithi è stato un brillante studente di medicina, nonché talentuoso neurochirurgo,  a cui è stato diagnosticato un carcinoma polmonare metastatico al quarto stadio a soli 36 anni. Nei suoi primi due anni – (è deceduto nel marzo del 2015) – ha continuato la sua formazione medica, è diventato padre di una bambina e ha scritto un memoir sulla sua esperienza di mortalità come medico e paziente. In questo libro di memorie postume, “When Breath Becomes Air”, Paul scrive del suo ultimo giorno da medico, parla della speranza che può avere un malato terminale, narra di come un ateo possa tornare a credere, del rapporto tra medico e paziente e di come la vita debba “realmente” essere goduta appieno ogni santo giorno. 

Paul con sua moglie e sua figlia.
Fonte: VanityFair

Ci sono due capitoli principali scritti da Paul: uno sulla sua vita prima della diagnosi e l’altro sulla sua vita post-diagnosi. Nella prima parte, abbiamo a che fare con  uno ambizioso studente di medicina e successivamente con un attento stagista che vede i propri pazienti più come sfide statistiche che come esseri umani, attraverso una comprensione altamente superficiale della vita e della morte. 

La seconda parte del libro invece, segna quella che in letteratura chiameremmo “epifania”, una vera e propria fase di cambiamento, catalizzata dalla diagnosi di un tumore al polmone che proverà psicologicamente il nostro Paul, ma da cui trarrà le risposte più profonde dell’animo. Paul  ricorda costantemente al lettore che ciò che lo ha spinto alla neurochirurgia ed alla stesura di questo memoir, è proprio quello di trovare il significato della vita. Voleva capirne il senso, il comportamento umano e la sua relativa cognizione. E ben presto scoprì che comprendere la vita significava anche capire la morte.

Fonte: Blibliotum

La lettura di questo libro mi ha portato a ricordare qualcosa che spesso tendiamo a bypassare mentalmente quasi come autodifesa :  l’inevitabilità della morte ed al contempo la caducità della vita. Con la stessa vemenza,  dimentichiamo la fragilità del nostro corpo, fatto nient’altro che di carne. L’intento di Paul è proprio quello di farci fermare per un istante a riflettere sull’imprevedibilità della vita e sulla fortuna che si ha nell’essere vivi e sani: qualità che spesso diamo ampliamente per scontate. 

Il motivo per cui questo tipo di scrittura ha una tale presa sul lettore è certamente scontato e a dir poco tautologico. Chi di noi non ha paura di affrontare la morte? Anche se i suggerimenti non sono di certo di natura pratica, spesso il semplice lirismo che le persone malate sono in grado di portare alle loro tragiche situazioni, funge da soccorso più di ogni altro consiglio pratico. Tutti vorremmo arrivare saggi alla morte. Tuttavia nella maggior parte dei casi la rabbia evapora di fronte all’eloquenza rendendoci maledettamente inermi ed umani. 

Tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita le parole scritte da Paul Kalanithi , non fosse altro per rendere onore e merito ad un uomo che ha reso omaggio e celebrato la sua vita fino alla fine. Questo libro non vuole essere un decalogo della morte, piuttosto un inno alla gioia di vivere profondamente ogni istante che ci viene donato. 

PS: lettura altamente consigliata ad ogni medico o studente in medicina. 

Auguro a voi tutti una buona lettura.  

Anastasia Galvani 

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