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A Natale domandate alle persone “come stanno”

Avete mai notato come ultimamente le persone non domandino  più “come state” ma “cosa fate” ? Questa tendenza per me è cominciata subito dopo la laurea, ho avvertito come l’interesse nei miei confronti si fosse tramutato in un interesse sulla mia posizione lavorativa. Badate bene, se ve ne parlo è perché la casistica è veramente alta, tanto da sembrarmi inquietante.

Essendo una persona che cerca sempre di capire  i bizzarri comportamenti umani senza giudicare nell’immediato, mi sono ritrovata con una triste risposta in mano. Analizzando tutte le persone in cui mi sono imbattuta, ho individuato un comune denominatore fra loro: il vivere appieno solo attraverso un continuo e morboso confronto con il prossimo. Che detto così sembra quasi ovvio e scontato, in realtà sottende un triste marcatore sociale . 

Siamo una generazione che ha perso totalmente di vista l’empatia. Una generazione fatta di ostentazione ( amore, lavoro, soldi, amici), fatta di vite effimere e poco reali, di momenti di gloria che durano millesimi di secondo. I nostri pensieri si sono tramutati in hashtag sterili, raramente prendiamo posizione ….. perché non sia mai che si perda la schiera di finti amici, o finti followers. Siamo arrivisti , sappiamo con chi dobbiamo parlare per ottenere ciò che vogliamo e come dobbiamo farlo, siamo orientati al profitto, ad agire per ottenere in cambio qualcosa, siamo goal oriented

Ma in tutto ciò la nostra umanità dov’è andata a finire, o meglio dov’è stata archiviata? Perché abbiamo iniziato a basare la nostra felicità o infelicità in base a ciò che fanno gli altri ? Perché siamo più felici se il nostro lavoro ci piace ma lo siamo di più se quello del nostro vicino va male? Perché ci sentiamo più amati se la nostra collega si è appena lasciata? 

Perché non riusciamo ad essere più concentrati sulla nostra vita e ha gioirne per com’è ? Allo stesso tempo, perché non riusciamo più a provare empatia per il nostro prossimo. Perché non abbiamo più interesse per come si sente il nostro interlocutore ma abbiamo più premura di chiedere cosa faccia? 

Credo che dovremmo riconnetterci un pò con noi stessi e conseguentemente con con il nostro prossimo. Credo che sia più importante  mantenere una buona dose di umanità piuttosto che dissimulare un malevolo interesse.

Dunque per questo Natale,  quando durante le feste e gli incontri avrete a che fare con il famigerato “prossimo” , per quest’anno  ( e se volte anche per di più ) domandate come sta. Scorgete in lui/lei grande sgomento ma allo stesso tempo vi sorriderà con gratitudine per il briciolo di attenzione (senza doppi fini) che gli o le avrete concesso.  🙂

Anastasia Galvani  

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