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Márquez e la sua rilettura femminista. “Memoria delle mie puttane allegre” di Carlotta Vagnoli

L’incontro con questo libro è stato una crush incredibile per dirla in gergo teen. Incuriosita dall’autrice, Carlotta Vagnoli, ho deciso di assistere al “Passaggi Festival” , evento letterario (e non solo) che ospita ogni anno artisti e scrittori nella cittadina di Fano, qui nelle Marche, regione in cui vivo. Ero davvero eccitata dal poterla conoscere ed incontrare, sapevo che la sua ars oratoria era ben nota ai più, ma ammettiamolo, il potenziale di un evento dal vivo non ha nulla a che fare con le dirette social.

“Isolarsi in roccaforti fatte di stereotipi e paure è solo il preludio di una fine che ci vedrà divorati dalle formiche.”

Così alle ore 21:00 è iniziato uno dei momenti più intensamente letterari dell’estate. Sentirla parlare in maniera così accorata di tutto il suo processo creativo, (dall’idea allo sviluppo del libro, per intenderci), delle ragioni che l’hanno spinta a descrivere alcuni personaggi piuttosto che altri, è stato per me quasi come spiare un’artista nella sua trance creativa.

Per chi non la conoscesse ancora Carlotta Vagnoli è nota ai più come attivista e femminista, ha scritto come sex columnist per Playboy e GQ nel 2015, e ad oggi si serve dei social come mezzo divulgativo i cui topics sono : violenza e stereotipi di genere, nonché l’uso del linguaggio come “cura” verso una civiltà più inclusiva. Tiene inoltre incontri nelle scuole medie e superiori con lo scopo di sensibilizzare studenti e studentesse al tema del consenso e fare prevenzione verso la violenza di genere.

“Memoria delle mie puttane allegre” è anzitutto un libro che parla di libri, nello specifico? Cent’anni di solitudine e Memoria delle mie puttane tristi dello scrittore Gabriel García Márquez. Palese è l’amore viscerale della Vagnoli per questo scrittore, il suo modo di esporre contenuti e descrizioni narrative mostra l’attaccamento e l’attenzione alla narrativa “marqueziana“, del resto noi lettori abbiamo tutti un’autore/autrice feticcio e Márquez lo è sicuramente per la Vagnoli.

Tuttavia, le figure femminili non vengono ascoltate, perché da sole queste spinte non bastano. Le spinte, infatti, devono essere accolte e accettate da tutta la comunità, altrimenti sono fuochi isolati destinati a placarsi.
Lasciare sole le persone che cercano un miglioramento e al tempo stesso tramandano la memoria (la cosa più importante che esista per gli esseri umani) è una premonizione del fallimento. La cooperazione, al contrario, diventa un antidoto. […] 
E mi è chiaro, sul finale e con una estrema commozione, come mai quelle donne fossero tristi.
Lo erano perché nessuno le aveva mai ascoltate. Perché erano state lasciate per sempre in attesa.”

Il racconto nel racconto parte da un “locus narrativo” ben preciso: Macondo – città della famiglia Buendía – che viene immediatamente frapposta a Marina di Castagneto Carducci – città natale della scrittrice che sembra somigliarle non solo visivamente ma anche per i personaggi da cui è abitata.

Attraverso un collage di personaggi femminili strappati al loro contesto ( letterario e reale), Carlotta Vagnoli ci mostra questi personaggi in una nuova dimensione, più libera e non stigmatizzata dal cliché culturale che le vede imprigionate nei paradigmi binari del : pia o puttana, bonaria o malvagia, bella o brutta. Le donne citate, sono donne che detengono un elevato tasso di “autodeterminazione” invisibile ai più; la Vagnoli restituisce loro una dignità letteraria che calza a pennello con il personalissimo e variopinto ritratto di figure femminili di cui è costellata la sua Marina di Castagneto Carducci.

“Non esistono donne viziate o puttane tristi.
Esistono figure a cui nessuno ha mai voluto dare voce, nella loro infinita e meravigliosa complessità.
È tempo di cercare, oltre le mangrovie, un nuovo senso di comunità.
Márquez, dopotutto, tra le righe ce lo suggerisce da sempre.”

“Perché ovviamente la vicinanza catalizza l’empatia e allena alla complessità.”

Quella della Vagnoli è una sorta di “riabilitazione dei personaggi femminili” di Márquez, al fine di non cedere al mero e statico giudizio del personaggio fine a se stesso. Tale opera dovrebbe essere applicata anche alla vita quotidiana, attraverso una vicinanza empatica che abbraccia l’assenza di giudizio.

“Questo succede anche con i libri, e il rischio consiste nel finire per giudicare un personaggio come statico, stupido o banalmente crudele senza comprendere né il contesto che lo circonda né il più intimo motore che guida le sue azioni. E così rischiamo di perderci la destabilizzante bellezza riparatrice delle pagine che narrano la morte di Amaranta, presi come siamo dall’apporre ancora più distanza tra noi e ciò che ci auguriamo di non diventare mai, senza così cedere alla meraviglia su cui si fonda la stessa democrazia: la riabilitazione.”

Questa sorta di “gemellaggio letterario” tra la Macondo e Marina di Castagneto Carducci porta il lettore ad accumunare donne dalle storie e caratteristiche a volte diametralmente opposte, il cui comune denominatore è il concetto di bolla, a cui la Vagnoli fa spesso riferimento, per identificare la piccola comunità di appartenenza che spesso non permette di aprirci verso l’esterno, la bolla che soffoca e uccide ogni tipo di non conformità. Credo che il più grande insegnamento di questo libro sia ” l’apertura” ai fini di sopravvivenza della stessa comunità; ogni “bolla” infatti, non può far altro che scegliere di aprirsi verso l’esterno, scegliere la via della comunicazione e superare così i retaggi culturali patriarcali che l’ hanno contraddistinta e marchiata fin dai tempi ancestrali.

Siano essi paesaggi letterari o reali, il libro che così tanto appassiona, rende vivida la curiosità e la smania nel voler visitare i luoghi descritti e rende accessibile Márquez sia ai veterani che ai neofiti; una lettura geniale decostruita ma da cui uscirete irrimediabilmente arricchiti, sia come esseri umani che come lettori.

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Anastasia Galvani

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2 commenti

  • Pur non vivendo in un paesino di provincia, ho riconosciuto alcuni “provincialismi” che sono tipici di molte realtà italiane (e non). Lettura davvero valida.

  • Divorato!
    Un mirabile viaggio nelle donne figlie della penna di Marquez, esplorate in maniera quasi poetica. Meraviglioso.

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