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Il Bikini di Silvia Plath: benvenuti nella Milano borghese, pop e radical chic dei zillenial

Ebbene si, eccomi qui.

Dopo una lunga latitanza, la primavera ha portato il mio rinnovato bisogno di “condivisione”; non ero certa se ripartire da un libro che ho perdutamente amato o da uno che mi ha suscitato qualche perplessità, tuttavia la necessità di esternare le mie aspettative disattese ha avuto la meglio.

Il libro di cui vi parlo è stato scritto da una comica che adoro, la vera Venere di Botticelli post moderna, un pò pop, un pò classy e così poeticamente evanescente: Giada Biaggi.

Premessa: amo il suo umorismo in cui si beffa dell’alta borghesia meneghina (da cui proviene), nonostante ciò, l’ironia che adoro nelle sue stand-up comedy rimane superficiale ed impercettibile su carta.

Detto ciò la storia, narrata con una esuberanza linguistica evidente e voluta, verte sui pensieri ( a volte vilipendiosi), sulle emozioni e le infinite liste di Eva ( la protagonista), sulla sua preponderante dipendenza da sesso, cocaina (e cultura), sulla sua famiglia disfunzionale, sulle sue fantasie psichedeliche, mentre il mondo pressoché vuoto che le ruota intorno è subordinato dall’inarrestabile vaglio (self-indulgent) della Biaggi scrittrice.

Il libro sembra una sorta di autobiografia, poiché, (per chi segue Giada Biaggi sui social) è lapalissiano che la protagonista, Eva, le somigli persino fisicamente oltre che nei tratti caratteriali. Quello che all’inizio sembrava un approccio comico/aulico fatto di grandi nomi filosofici, misto all’utilizzo di anglicismi, si è rivelato una lettura assai debole e poco consistente.

La cosa che è apparsa evidente leggendo le recensioni, è che spesso, questo disseminare nomi di filosofi, artisti, poeti, designer, è stato percepito come “fastidioso”, del vacuo e mero citazionismo. Ho il timore che questa bulimia di menzioni sia stata utilizzata dalla scrittrice, per essere intellettualmente “presa sul serio”, anche se per molti ( me compresa) il risultato è stato un’estenuante ricerca su google per poter comprendere un ambiente culturale di nicchia che spesso risulta tremendamente superficiale e di poco spessore.

Il bikini di Silvia Plath si è comunque rivelata un’ottima operazione di marketing letterario, un prodotto ben riuscito e posizionato, sicuramente più pensato di altri sprovveduti zillennial che bramavano il successo letterario grazie alla lente social ( vedi il caso editoriale Giorgia Soleri).

Or dunque ora sta a voi decidere se dare fiducia all’ottima comica che è Giada Biaggi o al suo alter ego letterario, Eva.

In attesa dei vostri commenti caustici vi lascio il “booktrailer” del libro ( ebbene si, ne ha uno):

Anastasia Galvani

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