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Fase 2: quando tornare alla normalità fa paura

“You can hear our sad brains screaming: give something familiar, something similar to what we know already, that will keep us steady. Steady, steady going nowhere. ” Fiona Apple

Qualche mattina mi capita di svegliarmi e pensare che sia stato un brutto sogno. In quale distopica realtà gli umani vivono senza contatti sociali, indossano mascherine e sono privati delle più basilari libertà di movimento? Neppure Orwell con la sua vivida immaginazione avrebbe potuto partorire nulla di meglio.

Tuttavia, siamo qui, presenti a noi stessi, vivi, ma timorosi di questo nuovo mondo che si è palesato da un giorno all’altro davanti a noi. In men che non si dica le nostre giornate sono state codificate da severi dettami comportamentali che ci hanno portato ad un irrigidimento esistenziale mai provato prima.

Photo Credit: Nitch

Ma ora? Che succede ora? Questa Fase 2 per molti spaventa più dello stesso virus. Ci viene chiesto di indossare una mascherina per ogni spostamento, indossare guanti per non contagiare e non esser contagiati, metafora esistenziale di un mondo “sporco ed infetto”. L’unico atto di sanificazione che prevedo nell’imminente, è sicuramente quello che applicherò alla mia mente, poiché tutto il periodo che ci siamo lasciati alle spalle ha prodotto tossiche scorie emozionali ed in qualche modo dobbiamo pur liberacene.

Investire in una sanificazione dei pensieri vorrà dire non essere più diffidenti verso il nostro prossimo, non essere fobici del contatto corporeo, non avere remore nel ripartire e perseverare in una auspicata normalità, cercando di riattivare (anche se con molta difficoltà), la nostra memoria procedurale.

Photo Credit: Victor He

Mai come ora le nostre emozioni detengono l’importante ruolo di regolare e modulare le nostre reazioni ed i nostri comportamenti. Ma cosa succede se ogni qualvolta che si esce, si prova una sensazione di pericolo e di claustrofobia, di dubbio, di rischio.

La sfilata di quelle bare non ci ha di certo rasserenati, le continue immagini di persone bardate di protezioni non fanno altro che aumentare il nostro terrore a livello inconscio. Aver perso la libertà emotiva è forse più devastante dell’aver perso la libertà logistica. Pensare ai viaggi in solitaria che ho intrapreso, alle casuali conversazioni che ho intrattenuto con sconosciuti di ogni genere ed età, mi fa chiedere se sarò mai più in grado di tornare a vedere la realtà circostante col medesimo disincanto, perché infondo libertà è anche sicurezza e fiducia nel nostro prossimo.

L’unica fonte di speranza a cui posso aggrapparmi è l’innata resilienza che da tempo immemore è parte del nostro essere umani. Così prego che la realtà di adesso cominci il più gradualmente possibile, a trasformarsi in una nuova dimensione in cui riconfigurarmi, senza però perdere completamente quella leggerezza che contraddistingue noi anime leggere.

Photo Credit Immagine di Copertina : Eve Farb

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Anastasia Galvani

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